Dati obbligatori per i siti internet

Dati obbligatori nei siti internet… quali sono?

Quando si realizza un sito internet oltre a conoscere la programmazione, l’uso dei CMS e quant’altro al fine di non incorrere in sanzioni è bene sapere quali sono i dati che per legge devono apparire nel footer (il piè di pagina del sito, la parte bassa conclusiva della pagina per intenderci) .

Quali sono? Scopriamolo!

Dati obbligatori per possessori di Partita IVA

Si ha l’obbligo di mostrare agli utenti la partita IVA nella tua homepage anche se normalmente tale dato viene inserito nel footer in modo che sia visibile in tutto il portale.

L’articolo 35, comma 1 del DPR n. 633/72 dispone infatti quanto segue:

“I soggetti che intraprendono l’esercizio di un’impresa, arte o professione nel territorio dello Stato, o vi istituiscono una stabile organizzazione, devono farne dichiarazione entro trenta giorni ad uno degli uffici locali dell’Agenzia delle entrate ovvero ad un ufficio provinciale dell’imposta sul valore aggiunto della medesima Agenzia; la dichiarazione è redatta, a pena di nullità, su modelli conformi a quelli approvati con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate. L’ufficio attribuisce al contribuente un numero di partita I.V.A. che resterà invariato anche nelle ipotesi di variazioni di domicilio fiscale fino al momento della cessazione dell’attività e che deve essere indicato nelle dichiarazioni, nella home-page dell’eventuale sito web e in ogni altro documento ove richiesto.”

Dati obbligatori per Ditte Individuali

Chi ha una Ditta Invididuale oltre alla partita IVA è tenuto per legge a pubblicare sul proprio sito:

  • nome, cognome o denominazione,
  • indirizzo della sede legale,
  • ufficio del registro delle imprese d’iscrizione,
  • numero di repertorio economico amministrativo (REA),
  • privacy e cookie policy conformi alle linee guida espresse dal Garante della Privacy.

Dati obbligatori per Società

Per quanto riguarda le società, le informazioni obbligatorie da inserire sono molteplici. Infatti bisogna inserire:

  • ragione sociale,
  • sede legale,
  • codice fiscale della società e Partita IVA,
  • ufficio del registro delle imprese presso il quale è iscritta la società,
  • numero d’iscrizione al REA,
  • capitale sociale e quota versata,
  • se la società è una spa (società per azioni) o una srl (società e responsabilità limitata) a socio unico (società uni-personale), bisogna obbligatoriamente indicarlo,
  • nel caso di scioglimento della società, va inserito lo stato di liquidazione,
  • privacy e cookie policy conformi alle linee guida espresse dal Garante della Privacy.

L’inserimento della PEC sul sito web ad oggi non è obbligatoria, ma consigliato.

Dati obbligatori per Professionisti iscritti ad un albo

Se il portale è di un professionista iscritto ad un albo (avvocato, commercialista, medico, ingegnere, etc)  i dati che dovrai obbligatoriamente mostrare sul tuo sito saranno i seguenti:

  • cognome e nome,
  • titolo professionale,
  • indirizzo sede legale,
  • partita IVA,
  • numero di iscrizione all’Albo,
  • privacy e cookie policy conformi alle linee guida espresse dal Garante della Privacy.

Come professionista si è tenuti a rispettare codice deontologico per cui è sempre preferibile chiedere precise informazioni presso l’Ordine professionale di appartenenza, in quanto l’omissione e la mancata pubblicazione di determinati dati, in alcuni casi, può comportare anche la sospensione dell’esercizio della professione.

Dati obbligatori per Associazioni

Anche i portali internet delle associazioni, di qualunque tipo, devono necessariamente mostrare alcune informazioni obbligatorie. Le informazioni da mostrare sono:

  • nome associazione,
  • tipo di associazione – indicarla per esteso,
  • codice fiscale o partita IVA,
  • come sempre, privacy e cookie policy conformi alle linee guida espresse dal Garante della Privacy.

Dati obbligatori per e-commerce (shop online)

Ne abbiamo parlato in modo esaustivo in un nostro precedente articolo “Obblighi informativi per gli e-commerce” ma è bene ricordare che il D.Lgs. 70/2003, che regolamenta lo shop on-line, impone l’indicazione sul sito web dei seguenti dati:

  • le condizioni generali di vendita che si applicano alla vendita online,
  • i contatti del venditore,
  • (in caso di attività soggetta a licenza o autorizzazione) gli estremi dell’autorità competente,
  • privacy e cookie policy conformi alle linee guida espresse dal Garante della Privacy.

Consigliamo di inserire in modo ben visibile anche:

  • prezzi e tariffe,
  • spese di spedizione,
  • modalità di pagamento ed eventuali commissioni,
  • modalità di recesso e restituzione degli articoli.

Le informazioni sopra devono essere riportate nell’apposita sezione di Termini e condizioni di acquisto.

Blog amatoriale? Quali sono i dati da mostrare?

Per i blog amatoriali non c’è nessun obbligo di legge in quanto si sta esercitando la libertà di pensiero stabilita dall’articolo 21 della Costituzione italiana:

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”

Ovviamente ciò è valido se attraverso il sito non si svolge alcuna professione, non si vendono prodotti e non si raccolgono o analizzano i dati degli utenti.

VPS - Virtual Private Server

Che cos’è un VPS – Virtual Private Server

Chiunque abbia a che fare con i siti web a livello professionale sa che per poter andare online e continuare a far funzionare il portale ha bisogno di utilizzare dello spazio e delle risorse di un server.

Esistono differenti soluzioni per essere on-line, diverse tipologie di server e di servizi di hosting e oggi parleremo di VPS. Ma cosa vuol dire questa sigla?

Cos’è un VPS

VPS è l’acronimo di Virtual Private Server ed è una tipologia di hosting che prevede che un server fisico venga suddiviso virtualmente (tramite un hypervisor) in più “ambienti privati”. Ognuno di questi ambienti è quindi dedicato interamente ad un singolo utente/azienda, che può utilizzarne a pieno le risorse messe a disposizione per quell’ambiente (RAM, CPU e spazio di archiviazione).

Si tratta di un hosting adatto a chi ha esigenze particolari – tipiche di un server dedicato – ma non vuole rinunciare alla convenienza di una soluzione condivisa.

A cosa serve

Il compito di un Virtual Private Server è di ospitare tutto quello che è necessario per un progetto web ma potendo gestire il tutto come se si avesse a disposizione un server dedicato.

Si ha quindi la possibilità di configurare il tutto come meglio si crede per poter sfruttare a pieno le risorse messe a disposizione. Si ha un ambiente separato, un proprio indirizzo IP, e risorse in termini di RAM, CPU e storage.

Come funziona

In un hosting condiviso un server ospita al suo interno i file di più portali web appartenenti ad utenze differenti. Quindi le risorse del server e la larghezza di banda vengono segmentate tra tutti i portali che utilizzano quel server.

Si tratta di una delle soluzioni di hosting più economiche, ma che di contro fornisce un controllo sulle impostazioni del server molto basso e risorse di per se molto limitate.

Utilizzando invece un VPS i costi sono molto più elevati ma si ha anche un livello di performance unico. Possiamo quasi dire che un VPS è una via di mezzo tra un hosting condiviso e un vero e proprio server dedicato. In un Virtual Private Server un apposito software riesce a virtualizzare ciò che serve mettendo a disposizione tutte le risorse necessarie senza perdere le qualità tipiche di un server fisico.

A chi conviene

L’utilizzo di un VPS è preferibile quando il progetto web necessita risorse e una struttura personalizzata che un hosting condiviso difficilmente riesce a dare. Si tratta di una soluzione ottimale per imprese di medie dimensioni, per siti di e-commerce, per chi deve ospitare più siti, per chi vuole gestire applicazioni che utilizzano un livello elevato di risorse (ad es. CRM, applicazioni aziendali o finanziarie), e per chi vuole configurare e controllare autonomamente un proprio server.

Vantaggi

Un VPS è una soluzione che fornisce maggiore potenza, personalizzazione e controllo rispetto ad un hosting condiviso con un costo inferiore rispetto ad un server dedicato.
In più a livello di sicurezza a differenza di un hosting condiviso dove è possibile che un errore di configurazione o un attacco malware finiscano per danneggiare anche gli altri siti presenti sul server, nel caso del VPS questo pericolo non si presenta poiché ogni VPS ha un proprio sistema operativo indipendente.

Altro elemento che non va sottovalutato e la scalabilità. Ovvero, quando ci si rende conto che è necessario avere più risorse è sempre possibile chiedere un upgrade al proprio hosting.

Svantaggi

A differenza di un hosting condiviso, dove il lavoro di amministrazione di sistema viene svolto dai tecnici del hosting, un VPS richiede delle buone competenze informatiche per essere gestito. È indicato quindi sviluppatori e amministratori di sistema che hanno esperienza nella gestione di un server.

È anche possibile trovare soluzione VPS che mettono a disposizione tecnici qualificati per la gestione ma, ovviamente, i costi risulteranno essere più alti di un VPS autogestito.

Come scegliere un Virtual Private Server

Quali sono gli aspetti da prendere in considerazione nella scelta di un VPS? Vediamo brevemente, senza entrare nei dettagli tecnici, quali sono:

Assistenza clienti

Potrà sembrare stano ma forse è il punto più importante, l’efficacia dell’assistenza clienti non va trascurata in nessun caso. Avere un hosting provider che garantisce interventi tempestivi in caso di problemi H24 – 365/365 (ovvero tutto l’anno a qualsiasi ora del giorno) è importante. Anche se solitamente un VPS è affidabile, stabile e sicuro, non significa che non ci possano essere malfunzionamenti, rallentamenti o cadute del sito.
Bisogna sempre accertarsi che il piano hosting VPS che si acquista comprenda anche un rapido ed efficace servizio di assistenza ai clienti.

Ambiente Linux o Windows

Entrambi i OS (Operating System – Sistema operativo) sono caratterizzati da facilità d’uso, velocità e stabilità. Windows, come è facile intuire, garantisce la perfetta integrazione con soluzioni Microsoft; Linux, oltre alle proprie distribuzioni, offre tante applicazioni, software e CMS gratuiti (WordPress, Prestashop, Drupal, etc).

Windows è perfetto per chi vuole utilizzare linguaggi di programmazione quali Asp, Asp.net o PHP. Linux, invece, viene utilizzato soprattutto per creare siti dinamici, con linguaggio PHP.

Gestione IT del server inclusa

Solitamente i provider offrono la gestione, più o meno avanzata, di molti aspetti di un VPS. Se si hanno abbastanza conosSe dunque hai le capacità di gestire da te il server virtuale privato, avrai la possibilità di personalizzarlo come desideri, scalando le funzioni, le risorse e installando le applicazioni più adatte al sito. Se invece vuoi essere “accompagnato” nella gestione del server, puoi scegliere di farti aiutare dall’hosting provider nel controllo dello stesso, scegliendo un pacchetto VPS preconfigurato.

Ridondanza e scalabilità

In informatica, la ridondanza è la capacità di un sistema di duplicare le funzionalità in modo da garantire continuità di servizio. Scegliere un piano hosting VPS che offra ridondanza ti permette di ridurre l’eventualità di malfunzionamenti, rallentamenti o, ipotesi peggiore, che il sito vada offline.

Come già precedentemente detto alcuni piani hosting VPS, inoltre, consentono di scalare il servizio a seconda dei bisogni. Ciò è molto utile perchè è possibile aggiungere funzionalità e applicazioni solo quando effettivamente servono.

Cloud o convenzionale

Diversi web hosting provider propongono soluzioni VPS basate sul cloud, ovvero ospitati in infrastrutture cloud invece che su server fisico. Il cloud hosting si basa su un cluster di server virtuali: ciò significa avere meno problemi, più continuità di servizio, meno rischi di downtime, non essendo il database del sito su una singola macchina ma su un cluster di server che “virtualizzano” i dati.

Prezzo

Come più volte detto un VPS rappresenta una soluzione più economica rispetto ad un server dedicato pur offrendo funzionalità simili. Vi sono diverse aziende che offrono hosting VPS, con diverse peculiarità. Consigliamo sempre di leggere tutte le caratteristiche del piano hosting VPS e di ricordare che non sempre quello più economico risulta essere la scelta migliore.

Smart Working - Sicurezza informatica

La sicurezza informatica sotto l’ombrellone

Ultimamente abbiamo scoperto, grazie e anche purtroppo alla pandemia, le comodità dello smart working. Un modo di lavorare che può venire utile anche per risolvere problemi non derogabili anche sotto l’ombrellone o in qualsiasi altro posto di villeggiatura.

Un modo certamente comodo ma che non deve far rimenticare i rischi sulla sicurezza informatica che rimangono se non addirittura aumentano. La sicurezza informatica non va mai dimenticata e piccoli accorgimenti possono aiutarci. Quali sono? Semplice, basta seguire questi semplici consigli e ovviamente “usare la testa” sempre e comunque.

I nostri consigli

Aggiornare sempre i dispositivi

Bisogna sempre tenere aggiornati i dispositivi che si usano. Aggiornamenti del sistema operativo, nuovi firmware e quant’altro vengono rilasciari per risolvere bug precedenti. Un dispositivo aggiornato sarà di certo più protetto rispetto ad uno non aggiornato.

Connettersi a una VPN

Usare una VPN per connettersi alla rete aziendale (se non sai cosa sia una VPN puoi leggere il nostro articolo VPN? Cosa significa e a che serve).
Usando una VPN, il computer si comporterà come se fosse connesso direttamente alla rete aziendale.

Fare i backup

I backup sono importantissimi, non sono un optional. Avere a disposizione un backup “fresco” consente di uscire da situazioni critiche con pochi problemi. Un backup ridondante inoltre alza il livello di sicurezza.

Non fidarsi delle reti wi-fi pubbliche

Anche se connettersi ad una di essere può essere comodo dal punto di vista della sicurezza è meglio lasciar perdere. Le reti wi-fi pubbliche sono rischiose poichè non si ha la certezza che tali reti siano adeguatamente protette.

Non usare PC pubblici per comunicazioni importanti

Utilizzare computer pubblici o quelli di un internet point per attività di lavoro è sconsigliato. Il motivo è semplice: non si conoscono i sistemi di sicurezza adottati. Supporniamo che su di un computer del genere sia installato un keylogger, tutti i nostri dati sarebbero in mano a sconosciuti. Dati che potrebbero compromettere anche l’intera sicurezza aziendale o ledere la propria privacy.

Non divulgare le proprie password

Mai dare dati sensibili in giro. In questo caso vale la regola del “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. Nel caso in cui vengano rischiesti, magari tramite email, controllare sempre il mittente e il dominio dell’email ricevuta. In caso di dubbio meglio lasciar perdere.

Doppio livello di protezione

Non parliamo di creme solari o altro, ma di sistemi di autenticazione. L’autenticazione a più fattori è un metodo che può bloccare l’accesso nel caso in cui una password venga compromessa da un attacco di phishing o nel caso di tentativi di intrusione. Un metodo in più per la sicurezza che di certo non farà male.

Questi sono i nostri semplici consigli che valgono tutto l’anno e non solo nel periodo estive. Ricordiamo che la sicurezza informatica, l’aggiornamento e la manutenzione di un sito internet sono importanti e non vanno in nessun caso sottovalutati.

Server Farm - Hosting e dominio

Differenze tra Dominio e Hosting

Quando si pensa alla progettazione di un nuovo portale web ci sono due elementi fondamentali che non vanno trascurati. Questi elementi sono: registrazione di un domino e sottoscrizione di un piano hosting.

Ma quali sono le differenze tra dominio e hosting? Prima di entrare nel merito vediamo un po’ in generale cosa offre il mercato.

Alcune società specializzate nel fornire questi servizi offrono etrambi all’interno di un unico pacchetto. Se da una parte è una soluzione semplice e “poco problematica”, dall’altra può generare un po’ di confusione portando a credere che si tratti della stessa cosa.

Cos’è un dominio

Il dominio non è altro che il nome del sito internet. La registrazione di un dominio ha come scopo quello avere l’utilizzo esclusivo di quell’indirizzo. In poche parole è l’indirizzo che gli utenti devono digitare per raggiungere. Nel nostro caso il dominio è alphadev.it

Un dominio, il nome del sito internet, può essere composto da lettere e numeri e può inoltre essere registrato per un periodo che va da un minimo di dodici mesi fino ad un massimo di dieci anni.

È doveroso fare una precisazione che può aiutare ad evitare eventuali problemi. Anche se nella maggior parte dei casi un dominio viene associato ad un sito web, la sua registrazione non è in alcun modo legata alla realizzazione di un sito.
Infatti, in attesa di spiegare cos’è un hosting, si può decidere di registrare solo il dominio senza necessariamente realizzare un sito web e quindi senza avere il servizio di hosting.

Cosa succede se il dominio è già registrato?

Può capitare che il nome scelto per il dominio non sia libero per la registrazione. In questo caso, se qualcuno ha già registrato il nome che si voleva è sempre possibile, se libere, utilizzare quel nome a dominio con un estensione differente. Es. nomesito.it, nomesito.com, nomesito.org, nomesito.net ecc dove con “nomesito” indichiamo il nome che si era scelto di registrare.

Come mantenere un dominio attivo

Mantenere un dominio attivo è molto semplice, basta semplicemente pagare una quota annuale che è stata indicata in fase di registrazione del dominio. Se si smette di pagare tale quota e si lascia scadere il dominio quel nome tornerà libero per la registrazione e potrà essere acquistato da altri.

Che cos’è un hosting

Con il termine hosting si indica il servizio di noleggio di uno spazio web all’interno di un server messo a disposizione da un hosting provider.

In poche parole, l’hosting è lo spazio su cui viene costruito il sito web ed è un servizio fondamentale per consentire a tutte le pagine e a tutti i contenuti di un sito web di essere raggiungibili online.

La tipologia dello spazio hosting varia a seconda delle esigenze e al tipo di progetto che si vuole realizzare. Esistono infatti diverse tipologie di hosting che si differenziano a seconda del tipo di servizio offerto (hosting condiviso, VPS, server dedicati), del sistema operativo utilizzato (hosting linux o hosting windows) e ovviamente del prezzo.

Decidere che tipo di spazio acquistare non è sempre facile. Dopo aver valutato se prendere un hosting Linux o un hosting Windows è necessario per in considerazione altri elementi in base al tipo di progetto.
Vediamone alcuni:

  • quantità di spazio web a disposizione
  • tipologia e numero di database
  • linguaggi di programmazione supportati
  • tipologia di certificato SSL messo a disposizione
  • numero di caselle e-mail messe a disposizione
  • backup disponibile (giornaliero, settimanale, incrementale etc)

Differenze tra dominio e hosting

A questo punto la differenza fra hosting e dominio dovrebbe essere chiara: il dominio è il nome di un sito web, mentre l’hosting è lo spazio su cui archiviare tutti i file di un sito per renderlo sempre raggiungibile dagli utenti.

Per intenderci si potrebbe dire che il dominio è l’indirizzo fisico di casa mentre l’hosting è la casa vera e propria.

Come lavorano insieme hosting e dominio?

Sia il dominio che l’hosting sono necessari per realizzare un sito web e spesso vengono venduti insieme ma è possibile acquistarli in maniera indipendente.

Nel caso in cui si prende un piano hosting che include un nome a dominio, per collegare i due elementi, basta attendere l’attivazione completa del servizio.

Altrimenti se i due servizi vengono presi separatamente è necessario collegare il dominio all’hosting solo se il dominio include la gestione DNS, funzionalità che consente di far puntare i record DNS del dominio a quelli dei server dove è hostato il sito web.

In conclusione

Per concludere, dopo aver spiegato senza entrare nei dettagli tecnici quali sono le differenze tra dominio e hosting si consiglia di non avere fretta nel prendere un dominio attratti, magari, da un prezzo che può risultare molto vantaggioso.

Tutto deve essere scelto in base alle caratteristiche del progetto che si vuole realizzare. In caso di dubbi è sempre bene farsi consigliare da un professionista del settore. La giusta scelta del dominio e dell’hosting è alla base di una strategia di successo sul web.

Fotografie in orizzontale con lo smartphone

Fotografie in orizzontale o fotografie in verticale?

Oggigiorno, grazie alla tecnologia fotografica presente ovunque, siamo letteralmente sommersi da fotografie di ogni tipo e risoluzione. Ma siamo sicuri che le foto che vengono così realizzate siano riutilizzabili anche per scopi di marketing?

Prima di proseguire premettiamo che in questo articolo non parleremo dei soggetti fotografati, nè di come realizzare fotografie accattivanti e nè tanto meno parleremo di tecniche fotografiche. Diremo soltanto il perchè è utile realizzare fotografie in orizzontale per scopi di marketing e non solo.

Iniziamo quindi a spiegare il perchè le fotografie devono essere realizzate in orizzontale e con un rapporto d’aspetto pari a 4:3.

Fotografie orizzontale con un rapporto di 4:3

Scattare fotografie in orizzontale con un rapporto di 4:3 è la base per la qualità e il riutilizzo delle stesse.
Grazie agli smartphone molti utilizatori realizzano scatti fotografici in verticale inconsapevoli del danno per la qualità fotografica che creano.

Le fotografie in orizzontale possono essere utilizzate, senza la necessità di essere “tagliate” per adattarle ad esempio per condividerle sui social, per le immagini ad esempio di copertina di Facebook, LinkedIn, gli eventi di Facebook o Google My Business, Twitter e molto altro.

Rapporto d’aspetto ed orientamento orizzontale

Prima di proseguire specifichiamo cosa si intende con il termine “rapporto di aspetto” di una fotografia.
Il rapporto di aspetto di una fotografia è il rapporto matematico che c’è tra le proporzioni di un lato ed un altro della fotografia stessa.

Per capirci: se il lato lungo della fotografia è pari 4000 pixel e quello corto è di 3000 pixel il rapporto d’aspetto è di 4:3.

La maggior parte degli smartphone attuali e le macchine fotografiche permettono di impostare il rapporto d’aspetto delle fotografie scattate tramite la propria configurazione.

Va detto che, molto probabilmente, il rapporto d’aspetto preimpostato sarà a 4:3 in quanto è usato in modo predefinito in fotografia.

C’è differenza tra scattare una foto in orizzontale ed una in verticale?

La risposta è si, c’è una notevole diversità e non solo per il formato dell’immagine.

La scelta dell’orietamento, se in verticale o in orizzontale, gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui si presenta il ​​soggetto. Presentazione che può far variare quelle emozioni che si spera di suscitare in chi vede la foto.

Le fotografie in orizzontale sono da preferire alle foto in verticale in questi casi:

  • quando il soggetto è orizzontale – se il soggetto è più largo di quanto sia alto, un’immagine orizzontale valorizza la composizione
  • se il soggetto è in movimento da un lato all’altro della foto, l’immagine in orizzontale amplifica il senso di movimento del soggetto principale più di quanto sia possibile con una foto in verticale
  • dare un senso di spazio – le immagini orizzontali possono essere utilizzate per suggerire un senso di grandezza nei paesaggi
  • accentuare le emozioni – ad esempio se un soggetto piccolo viene posizionato in un campo ampio, può suggerire un senso si solitudine

Da non sottovalutare, per le foto in orizzontale, i vantaggi pratici, alcuni dei quali già detti, che ai molti passano inosservati.

  • quasi tutti i dispositivi odierni informatici sono creati per mostrare al meglio il formato orizzontale. Una immagine verticale si vedrà al centro di bande laterali ed avrà una risoluzione nettamente più bassa
  • le fotografie orizzontali sono più ampie e creano, ma dipende molto dalla foto, una percezione panoramica per chi le guarda

Da quanto detto risulta evidente che scattare le fotografie in orizzontale risulta obbligatorio se devono essere pubblicate su siti internet o social network (facebook, instagram, etc).

Ma anche le fotografie in verticale presentano dei vantaggi in alcune situazioni:

  • se il soggetto da fotografare è verticale
  • se il soggetto è più alto che largo
  • se il soggetto si sposta verso l’alto o verso il basso. In tale situazione il formato verticale con la regola dei terzi amplifica il senso di movimento nell’immagine
  • quando nella foto si vuole dare un senso di profondità, soprattutto se parliamo di strade e/o binari

È bene ricordare che se le foto devono essere usate per presentazioni professionali o essere usate in siti internet o social network è bene usare immagini orizzontali.

In conclusione

Quando si scatta una foto la nostra mente mostra l’immagine artistica, la composizione, gli elementi da inquadrare… Una persona creativa dovrebbe sperimentare tutti e due i formati e infrangere tutte le regole della fotografia per un’immagine “fuori dal comune”.
Ma se l’uso delle foto deve essere su dispositivi informatici l’uso del formato orizzontale è vivamente consigliato.

Manutenzione di un sito internet - attrezzi giocattolo

Importanza della manutenzione di un sito internet

Erroneamente si crede che basti realizzare un sito internet dal “bell’aspetto” per avere successo sul web. La realtà delle cose è diversa.

L’importanza e il successo di un sito web si notano soprattutto nella capacità di rimanere costantemente aggiornati e di proporre contenuti nuovi e stimolanti sia per gli utenti unici che si approcciano ad esso per la prima volta, sia per gli utenti abituali, che vogliono comunque essere catturati da qualcosa di nuovo.

La manutenzione di un sito web è una delle carte vincenti per far risultare il sito sempre in cima alle classifiche di ricerca e per consentire di implementare molto velocemente il flusso quotidiano di accessi unici. Fare manutenzione permette, inoltre, di rimanere aggiornati sulle varie novità in fatto di CMS, nonché di essere tra i primi ad intercettare e riproporre le novità del settore per quanto riguarda layout, editing, animazioni e sistema di linkbuilding, che sono gli accorgimenti che rendono il vostro sito diverso da tutti gli altri, e quindi più appetibile per gli utenti del web.

Fare manutenzione al sito web è fondamentale!

Dopo tutta la fatica, il tempo e le risorse investite nella realizzazione di un portale, dopo essersi creati una reputazione su internet, dopo essere riusciti a indicizzare il proprio sito nel migliore dei modi sarebbe veramente spiacevole se durante la ricerca su Google questo venisse segnalato come “sito compromesso”. Un messaggio del genere allontana gli utenti, anche in modo definitivo, dal sito.

Per evitare che questo accada è sempre buona cosa fare una adeguata manutenzione al sito.

Chi deve fare la manutenzione al portale

Molti credono che la manutenzione del proprio sito internet sia responsabilità del provider. È una ideaa totalmente errata che genera confusione provocando anche errori di valutazione dei rischi non indifferenti.

I provider quotidianamente subiscono le conseguenze delle vulnerabilità di sicurezza che si trovano nei CMS. Un portale “bucato” vuol dire per un provider avere, se non ha attuato tutta una serie di strategie difensive, diversi grattacapi. Problemi molto più importanti, anche a livello economico, che non immaginiamo. Non è compito del provider mantenere aggiornato il CMS o gestire il portale.

Non smetteremo mai di ribadire che un aspetto importante per la sicurezza è abituarsi a fare manutenzione al portale.

Avere dei seri professionisti che se ne occupano o uno strumento che rileva i problemi dando la possibilità di poter intervenire tempestivamente abbassa di gran lunga (se non addirittura annulla), la possibilità di essere classificati come sito compromesso. Avendo la certezza, nel frattempo, che il nostro portale continui a funzionare correttamente.

Alcuni vantaggi che si possono avere se dispone di questo strumento sono:

  • ridurre l’abuso di risorse sui server condivisi facendo risparmiare tempo e, soprattutto, denaro oltre a contribuire a mantenere più pulito internet;
  • sapere in modo mirato dove intervenire per risolvere il problema con pochi sforzi e senza alcuna interruzione;
  • rimuovere in modo agevole i malware;
  • aumentare la sicurezza del sito e la protezione dei dati.

Secondo uno studio almeno il 5% dei siti internet presenti oggi in rete è compromesso. I maleintenzionati in genere vogliono approfittare delle risorse del server per attività di SPAM, attacchi DDoS, ecc. Attenzione, senza una adeguata manutenzione il sito viene esposto anche a rischi molto più gravi: perdita di dati, furto di dati o peggio ancora. Ogni violazione della sicurezza costa almeno una o più ore di lavoro per risolvere il problema. La violazione della sicurezza costa cara.

Un portale su due è vulnerabile

Secondo W3Techs una alta percentuale di portali è realizzata usando CMS come WordPress, Joomla o Drupal. L’80% circa di questi portali ha una versione non aggiornata del CMS. Ciò vuol dire lasciare ampia libertà di azione ai maleintenzionati i quali, sfruttando le vulnerabilità di sicurezza di CMS non aggiornati, possono eseguire le loro azioni in modo molto agevole.

Secondo una ricerca condotta da StopBadware e Commtouch, il 28% delle persone a cui il sito web è stato compromesso prende in considerazione l’idea di cambiare fornitore, dando la colpa a quest’ultimo se il portale viene compromesso.

Molto spesso chi ha subito una violazione al proprio sito non è in grado di risolvere il problema o non considera l’importanza di avere un ciclo di manutenzione adeguato.

L’importanza di aggiornare il tuo CMS

Più volte abbiamo nominato il CMS, ma cos’è? Quest’acronimo sta per Content Management System, ovvero sistema di gestione dei contenuti, ed è praticamente una sorta di contenitore all’interno del quale il vostro sito web si potrà sviluppare. Questo è uno strumento software, vale a dire un programma, che ha bisogno di essere installato su un server web per poter funzionare.

Un CMS facilita la gestione dei contenuti sul web, traducendoli nel linguaggio di programmazione adatto al contesto nel quale si vuole inserire il vostro sito web, e permettendo così al web master di lavorare serenamente con la sua e la vostra creatività senza per forza dover essere un ingegnere informatico esperto di linguaggi e codici di programmazione.

Questi CMS potrebbero sembrare importanti soltanto in una prima fare, ovvero quella di programmazione del sito, perché appunto facilitano la traduzione dei contenuti in stringhe di codici spendibili sul web dal punto di vista della trasmissione dati, invece bisogna tenere presente che mantenere aggiornati costantemente i CMS è vitale per la sopravvivenza del vostro sito.
Essi, infatti, sono responsabili anche della vita dei plugin, dei piccoli programmi non autonomi che ampliano in alcune direzioni le potenzialità del programma principale che li contiene.

Questi significa che se i plugin non sono stati aggiornati perché il CMS che li contiene non è stato aggiornato a propria volta, presto smetteranno di funzionare, e molti contenuti del vostro sito potrebbero non essere più visibili o risultarne danneggiati. Infine, l’aggiornamento dei CMS aumenta notevolmente i livelli di sicurezza, e rende molto difficili le intrusioni da parte di virus o di hacker.

I problemi legali della mancata manutenzione

Dal 25 Maggio 2018 è entrato in vigore il nuovo GDPR, che oltre a regolare le responsabilità del Provider Internet, identifica in maniera inequivocabile anche le responsabilità del proprietario del sito.

Cosa prevede la GDPR:

  • monitoraggio costante delle vulnerabilità del sito e immediata risoluzione sono previsti nel GDPR (GDPR – art. 32, comma 1, par. d);
  • aggiornamento giornaliero dei sistemi operativi, per garantire un’adeguata sicurezza dei dati personali, compresa la protezione, mediante misure tecniche e organizzative adeguate (GDPR – art. 5, comma 1, par. f).

Questo approccio, molto più severo, al trattamento dei dati personali si estende a tutti i siti che operano sul territorio dell’Unione Europea o che interagiscono con i cittadini dell’Unione Europea. I rischi di incorrere in sanzioni sono elevati, Infatti chi non rispetta la normativa rischia sanzioni fino a venti milioni di euro o al 4% del fatturato annuale dell’azienda.

È preferibile fare un piccolo investimento economico sulla adeguata manutenzione del portale piuttosto di dover pagare multe salate.

I costi per la manutenzione di un portale

I costi di manutenzione e gestione di un sito web sono per lo più determinati dalle esigenze del cliente e dal tempo lavorativo effettivamente impiegato per realizzare le richieste che vengono fatte.

Bisogna considerare che per effettuare la manutenzione di un sito web in direzione di una maggiore protezione bisogna sostenere delle spese tecniche, realizzative ma anche strategiche, nonché dei costi di lancio del contenuto sul web.

Anche saper inserire i dati all’interno di un portale in modo adeguato è importante. Un corretto inserimento delle informazioni nel portale è un passo in più verso la via del successo.

Ecommerce, gestire le spese di spedizione

Gestire le spese di spedizione di un e-commerce

Il settore dell’ecommerce in questi ultimi anni è in forte crescita e sta dimostrando le sue grandi potenzialità ma non è tutto rose e fiori. Diverse possono essere le problematiche che possono portare uno shop on-line all’insuccesso. Il non saper come gestire le spese di spedizione è una di queste. Infatti, una ricerca condotta dal Baymard Institute si è concentrata sui motivi per i quali una percentuale molto alta di utenti, circa il 68%, di un sito e-commerce abbandona il carrello in fase di acquisto.

Dai dati, è emerso che nel 50% dei casi l’abbandono del carrello durante il checkout è dovuto a costi troppo alti, eventuali tasse e, in particolar modo, spese di spedizione.

Mentre per i costi e le tasse non possiamo dare consigli vedremo, proseguendo nella lettura di questo articolo, come si può “intervenire” sulle spese di spedizione. Va detto che i fattori che determinano i costi di spedizione sono numerosi e non dipendono esclusivamente da chi gestisce il negozio online. Tuttavia l’incidenza di tali costi non può essere trascurata, pena il fallimento dell’ecommerce.

Spese di spedizione: da cosa dipendono e come ridurle

Ridurre le spese di spedizione vuol dire trovare la soluzione più vantaggiosa sia per i clienti che per il venditore. Bisogna trovare un giusto equilibrio, i margini di profitto non devono risultare intaccati e, allo stesso tempo, che gli utenti non abbandonino il carrello.

Per gestire le spese di spedizione al meglio bisogna, in genere, prendere in considerazione alcuni punti chiave:

  • il peso della merce da spedire
  • la scelta del corriere e gli eventuali servizi aggiuntivi
  • la tariffa da applicare
  • gli imballaggi per la spedizione

Prodotti da spedire

Il primo fattore a influire sulle spese di spedizione di un shop online è chiaramente la merce da spedire. Oltre alla tipologia di prodotto, che potrebbe influire in alcuni casi a determinare i costi – es. bottiglie di vetro, cibo fresco, etc -, vanno anche valutati peso, ingombro e dimensioni dei colli.

Non tutti i corrieri valutano le cose allo stesso modo: per alcuni incide di più il peso dei pacchi, per altri le dimensioni, per altri ancora la tipologia di merce.

L’importante è avere le informazioni sui costi che applicano i corrieri per tempo per poter scegliere il vettore che offre la tariffa più vantaggiosa per la spedizione. Ovviamente, sul peso del pacco, e dunque sul costo totale della spedizione, influiscono anche il tipo di imballaggio e la confezione.

Altro aspetto da non sottovalutare è la destinazione della merce. Le distanze da coprire sono, infatti, un altro fattore notevole di costo. Nel caso in cui sia necessario ricorrere ai mezzi di trasporto, ad esempio via mare per isole minori, le tariffe del corriere inevitabilmente saliranno.

Servizi aggiuntivi: tracking e assicurazione

Prendiamo ora in considerazione i servizi aggiuntivi che, ovviamente, influiscono sui costi di spedizione ma che rassicurano i clienti nell’acquisto.

Tra i plus più richiesti ci sono il tracking e l’assicurazione, entrambi raccomandati specie nel caso in cui venga spedita merce di un certo valore.

Il tracking

Il tracking permette al cliente di monitorare, tramite un link, il tragitto della merce e quindi di prevedere la puntualità della consegna.

L’assicurazione sulla spedizione

L’assicurazione offre garanzia e protezione nel caso di prodotti danneggiati o smarriti. Si tratta di una tutela utile sia all’acquirente che al venditore.

La scelta del corriere

Il fattore che influisce maggiormente sulle spese di spedizione è il corriere al quale ci si rivolge. Le tariffe, infatti, le decide il corriere, ma si può sempre tentare di contrattare per ottenere delle condizioni più convenienti.

Nella scelta del vettore migliore consigliamo di non soffermarsi solo sulle tariffe offerte, prendiamo anche in considerazione eventuali tempi di consegna (tempi previsti e garantiti) e i servizi aggiuntivi che offre.

Nella scelta del corriere a cui affidare i prodotti da recapitare ai tuoi clienti ti consigliamo, però, di non guardare solo le tariffe; queste sono ovviamente decisive, ma ci sono anche altre

Ovviamente ciò influirà sulle spese di spedizione; proprio per questo è importante cercare di stringere con i corrieri accordi commerciali che permettano di ottenere il massimo al prezzo più vantaggioso.

Spedizioni gratuite o tariffa forfettaria?

Una domanda che chi gestisce uno shop on-line si trova ad affrontare. Qualunque sia la risposta, che si tratti di spedizione gratuita o di tariffa forfettaria, la scelta non deve mai rappresentare uno svantaggio per il venditore. Vediamo un po’ più in dettaglio cosa consistono entrambe le soluzioni.

Spedizioni gratuite

La spedizione gratuita è il sogno di ogni acquirente. Si tratta infatti di un vero e proprio incentivo che riduce di molto l’eventualità di abbandono del carrello subito prima di finalizzare l’acquisto.

Ci sono alcune strategie che possono essere applicate per offrire la spedizione gratuita ai clienti senza doverci rimettere. Ad esempio, si potrebbe:

  • far sì che il costo della merce assorba le spese di spedizione
  • offrire la spedizione gratuita al raggiungimento di una certa soglia di spesa
  • annullare il costo della spedizione con l’acquisto di determinati prodotti
  • riservare la spedizione gratuita ai clienti più “fedeli”
  • rendere la spedizione gratuita solo al primo acquisto
  • annullare i costi per i pagamenti con carta di credito

Tariffa forfettaria – tariffa fissa

La scelta della tariffa forfettaria diventa particolarmente vantaggiosa nel caso in cui l’e-commerce venda prodotti simili e tutti all’incirca delle stesse dimensioni e peso. Ovviamente deve trattarsi di una tariffa in linea con il costo medio dei prodotti presenti in vetrina – la spedizione non può avere costi più alti della merce per intenderci -, altrimenti gli acquirenti potrebbero intenderlo come un grosso svantaggio.

Gli imballaggi della merce

Ultimo fattore in grado di incidere notevolmente sulle spese di spedizione sono gli imballaggi.

Questi devono ovviamente essere di ottima qualità per evitare che la merce si danneggi durante il tragitto. Tuttavia, questo non significa dover spendere cifre enormi per proteggere adeguatamente i prodotti.

Si potrebbero comprare grandi quantità di materiale di imballaggio all’ingrosso per ottimizzare i costi, oppure utilizzare materiali molto resistendi ma leggeri in moodo da ridurre il peso.

Sconsigliamo di utilizzare imballaggi molto più grandi del dovuto. Infatti, anche un imballaggio più grande influisce sia sul volume della spedizione che sul peso.

Un’altra soluzione per risparmiare, ma che non tutti i corrieri prevedono, è utilizzare i materiali di imballaggio forniti dai corrieri stessi. Si avrà così la certezza di una confezione perfettamente in linea con gli standard previsti dal vettore scelto.

Il metodo migliore per risparmiare? Riciclare. Si possono recuperare scatole in cartone in ottime condizioni e riutilizzarle per le spedizioni successive. Lo stesso si può fare con i fogli di materiale imballante e protettivo. L’importante è che si tratti di confezioni e materiali integri, resistenti e adatti alle merci che si dovranno spedire. In questo modo, oltre ad assicurare la buona riuscita della consegna, si farà un favore anche all’ambiente.

In conclusione

Abbiamo affrontato un argomento che, per esperienze dirette, può essere il vero è proprio tallone di Achille di una strategia di vendita on-line. Per gestire le spese di spedizione esistono, anche,  numerose piattaforme che consentono la scelta del corriere migliore in base alle caratteristiche di ogni singola spedizione. Basta fare una ricerca su big G per trovarle.

L’importante è scegliere il sistema che offre un buon compromesso e che garantisca la ricezione, corretta e in tempi giusti, della merce da spedire.

SEO - ottimizzazione per i motori di ricerca

La SEO: ottimizzazione per i motori di ricerca

Chi ha un sito internet molte volte sottovaluta la preziosa e importante ottimizzazione per i motori di ricerca: la SEO. L’attività di ottimizzazione per i motori di ricerca è necessaria prima di procedere alla fase di posizionamento vera e propria.

L’ottimizzazione SEO è un’attività fondamentale che si può ritenere, senza ombra di dubbio, preliminare. Questa ottimizzazione va sempre eseguita per assicurare la completa indicizzazione del sito e per agevolare la fase successiva di posizionamento SEO.

Cercheremo di analizzare quello che va fatto senza entrare troppo nei dettagli evitando di entrare in quei tecnicismi che potrebbero “spaventare” i più.

Le regole tecniche da seguire per una corretta indicizzazione

Una delle prime cose da fare è assicurarsi della validità del file robots.txt. Questo semplice file di testo deve permettere l’accesso ai crawler (software che analizza i contenuti di una rete in un modo metodico e automatizzato) a tutte le pagine che devono essere visibili escludendo solo lo strettamente necessario.

Può risultate utile consultare le statistiche di scansione presenti su Google Search Console. Così facendo sarà possibile intervenire sistematicamente nel caso in cui risultino valori anomali.

Lo snippet

Tecnicamente, lo snippet – ritaglio – è quella porzione di codice che identifica il contenuto delle pagine sulla Serp – pagina dei risultati. In pratica, è il risultato restituito da Google e dagli altri motori di ricerca quando si effettua una qualsiasi ricerca online. Si compone di tre parametri importanti che vanno controllati: meta title, la URL e la meta description.
Snippet pagina Google
Nell’immagine sono indicate le varie posizioni degli elementi così come compaiono attualmente nella Serp di Google.

Quella appena descritta è la struttura di uno snippet classico, caratterizzato da tre stringhe di testo. Nel corso degli anni Google ha continuato ad evolversi fino a mostrare in Serp anche altri tipi di snippet, capaci di soddisfare meglio la query dell’utente. Il contenuto testuale è stato affiancato anche da elementi multimediali, quali immagini o video.

Esistono inoltre altre 2 tipologie di snippet: il rich snippet e il featured snippet. Per il momento porremo l’attenzione sullo snippet testuale e su come scriverlo in maniera efficace sia per il crawler che per gli utenti.

Perché ottimizzare lo snippet in ottica SEO

L’ottimizzazione SEO dello snippet è fondamentale per comunicare correttamente l’argomento delle pagine ai motori di ricerca. Non dimentichiamo che per riuscire a posizionarsi per una qualsiasi keyword, è necessario creare un contenuto di valore, ma anche renderlo immediatamente comprensibile al software dei motori di ricerca.

I meta tag

Quando scansiona il web uno spider classifica le pagine in base a specifiche “etichette”, che poi mostrerà in Serp sotto forma di snippet. Queste etichette sono proprio il meta title e la meta description (i cosiddetti meta tag).

In parole semplici, un meta tag è un tag che fornisce informazioni circa il contenuto di una pagina, ma che non è direttamente visibile al suo interno. Infatti ne il meta title ne la meta description possono essere visualizzati a occhio nudo, ma sono inseriti nel codice HTML di ciascuna pagina.

Oltre ai meta tag, l’altra etichetta che si prende in considerazione ai fini dell’indicizzazione è l’URL, cioè l’indirizzo della risorsa su internet.

Da quanto detto consegue che se lo snippet non è ottimizzato per la SEO il motore di ricerca non riuscirà a interpretare correttamente i tuoi contenuti, non saprà come classificarli e non li inserirà all’interno della relativa pagina dei risultati.

Naturalmente, non va mai dimenticato che gli utenti pagine web sono le persone e non il crawler. È molto importante riuscire a scrivere dei contenuti che siano sia ottimizzati per i motori ma, soprattutto, pensati in funzione dell’utente che vede il sito.

La SEO diventa un vero valore aggiunto solo quando riusciamo a soddisfare nel miglior modo possibile un bisogno specifico dell’utente, rispettando al contempo le regole di codifica per il software.

Ottimizziamo lo snippet

Meta title

Il meta title è il fattore on page più rilevante in ottica SEO. È un meta tag, visibile all’interno del codice sorgente oppure visualizzabile passando il mouse sul tab della scheda di navigazione, nella parte alta della pagina.

In pratica, è il primo elemento visualizzato dal motore di ricerca ed è l’etichetta principale con cui Google cataloga il tuo contenuto. Deve comunicare in maniera chiara e inequivocabile l’argomento della pagina. Il meta title e deve essere:

  • unico
  • conciso
  • pertinente
  • esplicativo

Attenzione: Il meta title deve essere unico per ogni pagina del tuo sito. Avere dei titoli duplicati manderà in confusione il motore di ricerca, che di conseguenza penalizzerà i relativi contenuti.

La regola basilare della SEO dice che ogni contenuto deve essere comunicato in maniera univoca al crawler, e pertanto dovrà avere un unico meta title e un unico URL.

Il meta title naturalmente deve essere pertinente con il contenuto della pagina e soprattutto contenere la keyword per cui vuoi posizionarti.
Fare i furbetti inserendo un title “acchiappa click” solo per attirare gli utenti porterebbe ad una penalizzazione da parte dei motori di ricerca e degli utenti.

Come scrivere il meta title

Una delle regole SEO alla base della scrittura del title è la cosiddetta keyword prominence. Che significa? Che in ogni porzione di testo considerata, Google, per esempio, dà maggiore importanza alle prime parole, per intenderci a quelle situate più a sinistra.

Questo principio si applica anche alla URL, al tag alt per l’ottimizzazione SEO delle immagini, al tag H1 e ai singoli paragrafi.

Quindi, se ad esempio stai scrivendo la ricetta originale degli spaghetti al sugo, sarà meglio optare per un title del tipo “Spaghetti al sugo: la ricetta originale” piuttosto che su: “La vera ricetta originale degli spaghetti al sugo”.

Così facendo si darà più enfasi e maggiore rilevanza semantica alla keyword “spaghetti al sugo”, piuttosto che alle parole “ricetta originale”. Si indicherà, in modo molto chiaro, al motore di ricerca che la pagina parla di spaghetti al sugo.

Quella della keyword prominence non è una regola rigida. Sicuramente però inserendo la parola chiave all’inizio del meta title comunichi immediatamente al motore di ricerca l’argomento della pagina e ne faciliti la sua classificazione.

Ottimizzare l’URL

URL è l’acronimo di Uniform Resource Locator. È quella stringa di testo che contiene il nome del dominio e la pagina.
Un URL deve essere:

  • unico
  • parlante
  • di lunghezza limitata
  • privo di stop-words

Così come il meta title, anche l’URL deve contenere la keyword ed essere unico per ogni pagina. Ogni risorsa deve essere identificata in maniera univoca, attraverso un solo titolo e un solo indirizzo web.

Per URL parlante si intende un indirizzo esplicativo, che faccia capire immediatamente al motore di ricerca e agli utenti il contenuto della pagina a cui si riferisce.

Nel nostro esempio culinario, un URL parlante dovrebbe essere formulato in questo modo:

“www.ilsito.it/spaghetti-al-sugo-ricetta-originale”

È consigliabile evitare URL pieni di numeri e parametri, meglio lavorarci un po’ su e renderli autoesplicativi. Un ulteriore consiglio è quello di evitare URL lunghissimi, meglio attenersi su di un massimo di 5/6 parole. Cosa molto importante è suddividere le parole con un trattino evitando di usare congiunzioni (se possibile), preposizioni e articoli… cioè quelle che vegono definite stop-words.

Ottimizzazione della meta description

La meta description lo possiamo definire come un piccolo riassunto. È l’elemento fondamentale per indurre l’utente a cliccare sul tuo risultato.
Anche la mata description deve rispettare delle caratteristiche, vediamo quali sono:

  • descrittiva
  • sintetica
  • esaustiva
  • persuasiva

Si evince che la descrizione del contenuto deve essere sia sintetica ma anche esaustiva. Bisogna fornire tutti gli elementi utili a comprendere appieno ciò di cui parlerai nella pagina inserendo anche la keyword.

La meta description non può essere più lunga di 156 caratteri. Attenzione però, con l’aggiornamento degli algoritmi dei motori di ricerca, questo valore protrebbe subire delle variazioni. Tempo fa Google cambiò la lunghezza per poi tornare indietro nuovamente.

Non solo testo ma anche immagini

L’ottimizzazione per i motori di ricerca non si ferma solo agli elementi testuali ma dobbiamo prendere in considerazione anche l’ottimizzazione delle immagini. Un paramentro molto importante, trascusato a volte, è la velocità di un sito. Infatti, le performance di un portale sono oggi un fattore di ranking molto importante.

Nell’ottimizzazione delle immagini occorre fare attenzione a tre parametri:

  • il testo alternativo, o alt text, da ottimizzare opportunamente per migliorare la visibilità all’interno dei motori di ricerca
  • il peso in kB dell’immagine
  • le dimensioni in pixel

Le ultime due voci sono importantissime per determinare la velocità di caricamento della pagina in cui le immagini sono presenti. Voci anche troppo trascurate.
Infatti, è importante che l’immagine sia delle giuste dimensioni e pesi, in termini di kB, il meno possibile. Non parleremo in questo articolo dei vari formati e dei tecnicismi per ottimizzare le immagini in risoluzione e dimensione. Sarà argomento di un nostro prossimo articolo.

È possibile monitorare le performance di un sito attraverso il tool Page Speed Insights, che fornisce anche le indicazioni utili per migliorare i tempi di caricamento se necessario.

Non perdiamo di vista i contenuti

I contenuti testuali di un sito web sono molto importanti e, ovviamente, dovranno essere ottimizzati opportunamente. Occorre scrivere per l’utente e non per il motore di ricerca, privilegiando la leggibilità e non ricorrendo ad attività illecite quali il keyword stuffing (ovvero l’utilizzo sconsiderato di keyword nel testo nel tentativo di migliorare il posizionamento).

Per raggiungere una buona visibilità sul motore di ricerca, è molto importante scrivere contenuti che siano realmente utili per l’utente. I principali parametri di engagement (tempo di permanenza, bounce rate, numero di pagine visitate, e così via) sono oggi dei fattori di ranking molto importanti e tenuti in grande considerazione da parte del motore. I motori di ricerca premieranno i contenuti migliori dal punto di vista degli utenti.

SEO tecnica

Oggi risultano sempre più importanti altri parametri, tra cui la presenza di un valido certificato di sicurezza SSL (https), l’utilizzo di AMP – ovvero pagine leggere e di facile visualizzazione da dispositivi mobili – l’uso di schema.org o altri linguaggi di markup per facilitare la comprensione dei contenuti da parte del motore di ricerca e visualizzare informazioni aggiuntive negli snippet di ricerca (parliamo di rich snippet in questo caso).

Al tempo stesso è importante che il sito sia privo di errori, di facile navigazione, con una struttura semplice e lineare.

Grazie alla SEO on site è possibile ottimizzare il sito web e agevolare il posizionamento del sito sui motori di ricerca rispetto a chiavi a bassa competitività o di tipo long tail, per le quali non sempre sono necessarie attività di link building e pubblicazione di articoli sponsorizzati.

Infatti, per far sì che un sito sia visibile ai motori di ricerca e agli utenti non è sempre necessario far ricorso alla link building e, in nicchie molto specifiche e a bassa concorrenza, è possibile affidarsi esclusivamente, o quasi, all’ottimizzazione on site.

In questo caso le parole chiave di tipo long tail diventando fondamentali, per riuscire a ottenere visibilità a costo quasi zero.

Conclusioni

Questa è solo una veloce panoramica della mole di lavoro che è dietro l’ottimizzazione per i motori di ricerca di un portale web. Un lavoro costante, certosino che non si vede subito ma che fa la differenza sul posizionamento nella Serp.

Chiedici una consulenza gratuita per il tuo sito internet e per ottimizzarlo in ottica SEO.

Differenza tra pagina e profilo Facebook

Differenza tra pagina e profilo Facebook

Conoscere la differenza tra pagina e profilo Facebook permette di evitare errori di immagine per l’azienda o associazione che vogliamo pubblicizzare. Diverse volte capita di spiegare la differenza ai nostri clienti e, nonostante ciò, ancora oggi vediamo e riceviamo richieste di amicizia da profili che non appartengono a persone ma ad aziende.

Abbiamo deciso di scrivere questo articolo spiegando quali sono le differenze tra pagina e profilo Facebook. In primis va detto che utilizzare un profilo al posto di una pagina aziendale vìola i termini di servizio del social network Facebook con il rischio di vedersi chiuso l’account.

Ma prima di addentrarci negli aspetti e nei consigli per un buon utilizzo di Facebook partiamo come sempre dalle definizioni.

Qual è la differenza tra pagina e profilo?

Diciamolo, basta sbirciare la documentazione che Facebook mette a disposizione on-line per capire subito la differenza. Trovate tutto qui https://www.facebook.com/help/?helpref=hc_global_nav.

Per comodità del lettore utilizziamo e riportiamo le definizioni che ci fornisce il social network.

Cosa sono le pagine

Le Pagine vengono usate da marche, aziende, organizzazioni e figure pubbliche per creare una presenza su Facebook, mentre i profili rappresentano le persone singole. Dopo aver ricevuto un ruolo nella Pagina come amministratore o editor, chiunque abbia un account può creare una Pagina o aiutare a gestirne una. Le persone a cui piace una Pagina e i loro amici possono ottenere gli aggiornamenti nella sezione Notizie.

Cos’è un profilo personale

Il tuo profilo racconta la tua storia. Puoi scegliere cosa condividere, come gli interessi, le foto e le informazioni personali come la città natale, e con chi condividerlo. Il tuo profilo include anche il diario, in cui puoi vedere i tuoi post e quelli in cui sei stato taggato. Le impostazioni su Diario e l’aggiunta di tag ti consentiranno di gestire i tag e controllare chi può aggiungere e vedere contenuti sul tuo diario.

Le differenze tra pagina e profilo Facebook

La differenza tra pagina e profilo è soprattutto dal punto di vista pubblicitario: presupponendo che una persona comune non ha bisogno di farsi pubblicità in quanto tale, Facebook non mette a disposizione la sua piattaforma pubblicitaria per i profili, cosa che ovviamente fa con le Pagine.

Se si vuole fare pubblicità alla propria azienda, o associazione, i profili personali non sono l’ideale non avendo, per il motivo detto sopra, a disposizione tutti gli strumenti che sono indispensabili per un utilizzo aziendale o associativo.

Si può pensare allora che si può superare questo problema con il numero di “amicizie”. Questo è un errore comune che genera anche la creazione di profili duplicati che, dal punto di vista dell’immagine aziendale o associativa, pone in malo modo la propria immagine.

Infatti il numero massimo di amici per un profilo è pari a 5000 amici che può sembrare anche eccessivo ma in ambito aziendale, se si esegue una buona strategia marketing, è poco. Una pagina invece non ha limiti e le persone a cui piace una pagina sono potenzialmente infinite, così come i followers, cioè chi segue la pagina.

I rischi dell’uso errato

Come già detto, usare in modo improprio il profilo di Facebook espone al rischio di cancellazione dell’account. Infatti, l’utilizzo del profilo per finalità commerciali vìola i termini di servizio del social network. Un bel danno di immagine se non si è più presenti dalla sera alla mattina su Facebook, no?

Le pagine, invece, sono in grado di garantire uniformità e coerenza della comunicazione aziendale. Consentono di misurare gli effetti della strategia di marketing ed impiegare tutta una serie di applicazioni studiate per ampliarne la funzionalità.

Inoltre, le pagine sono il naturale veicolo pubblicitario su Facebook e sono indispensabili per fare pubblicità con Instagram.

In poche parole per aziende/associazioni l’utilizzo delle pagine è la scelta migliore.

La risorsa più preziosa della tua azienda è la sua immagine presso i clienti

Brian Tracy

Come convertire un profilo Facebook in pagina

Potrebbe capitare che una volta capita la differenza tra pagina e profilo sia stato creato precedenteemente un profilo. Facebook da la possibilità di trasformare il profilo in un pagina in modo semplice e indolore. Il social network, infatti, mette a disposizione tutta una serie di informazioni utili per eseguire la conversione.

Ecco i link dove è possibile trovare le informazioni che ci servono:

Ricapitolando…

Dopo aver spiegato la differenza tra pagina e profilo sintetizziamo il tutto in 5 punti. I motivi per i quali è preferibile aprire una pagina Facebook sono:

  • Facebook vieta l’uso di profili personali a scopi commerciali. A livello “legale” non è corretto aprire un profilo personale con il nome di un’attività commerciale.
  • Una pagina Facebook, a differenza di un profilo, è indicizzabile. Quindi oltre al nostro portale web nelle ricerche di Google o di altri motori di ricerca potrebbe comparire in prima pagina anche la nostra pagina Facebook. È una opportunità in più per essere trovati online sui motori di ricerca.
  • C’è un limite di 5000 persone per i profili personali, mentre una pagina non ha nessun limite. Si possono raggiungere alti numeri di fan o followers senza problemi di blocco da parte di Facebook.
  • Un’altro motivo per cui sconsigliamo di aprire un profilo personale al posto di una pagina, è che per un profilo ovviamente dobbiamo richiedere le amicizie. Una operazione questa che, diciamola tutta, non è il massimo della professionalità. È poco professionale richiedere l’amicizia ad una persona che molto probabilmente nemmeno conosce l’azienda o associazione che stiamo cercando di far conoscere. Una pagina, a differenza di un profilo, riceve i “mi piace” in base agli interessi delle persone.
  • Come già detto una pagina offre tutta una serie di possibilità di pubblicità che una profilo non ha. È, infatti, possibile promuovere contenuti pubblicati, targhettizzarli su determinati utenti aumentando quindi le possibilità di trovare potenziali clienti.

Per concludere

Se nonostante questo articolo sulla differenza tra pagina e profilo Facebook e i nostri consigli si ha ugualmente l’idea di creare un profilo personale aziendale che venga almeno usato nel modo giusto. Utilizzarlo come un profilo personale e raccontare la propria vita aziendale o associativa potrebbe avere i suoi benefici.

In questo modo si può utilizzare il profilo personale creando quello che viene definito uno storytelling del lavoro in azienda, interessando il pubblico e svelando qualche curiosità della vita in azienda.

Se vuoi migliorare la tua immagine aziendale, il sito web della azienda o attività contattaci per una analisi gratuita e senza impegno. Ti consiglierò come migliorare la tua immagine.

Fare rete - partnership

Fare rete tra professionisti? Si o no? Analizziamo il perchè

In un momento storico fatto di una concorrenza spietata, e a volte anche sleale, di professionisti della domenica fare rete tra seri professionisti diventa importante se non basilare. L’accesso facile ad alcune tecnologie, fa si che alcuni pseudo professionisti si credano grafici/programmatori/esperti seo/SMM e chi più ne ha più ne metta… creando più problemi che soluzioni.

Ma cosa vuol dire “fare rete”?

Se consideriamo la definizione classica fare rete descrive “un insieme di unità operative che agiscono in modo integrato e organico nell’ambito di un sistema, che si configura, di volta in volta, secondo le modalità più adatte per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta“.

È chiaro che nascosto in questa definizione c’è un concetto molto importate: flessibilità del sistema. Infatti, avere delle partnership consente di conciliare condizioni organizzative opposte, coniugando i vantaggi strutturali delle PMI (Piccole Medie Imprese) con quelli delle organizzazioni di grandi dimensioni.

Inoltre, c’è la possibilità di ripartire i costi su più soggetti e la maggior capacità di innovare e di essere competitivi attraverso lo scambio reciproco di conoscenze (la condivisione è anche sinonimo di professionalità), consentono di migliorare l’offerta al mercato e garantire una maggior competitività alle imprese.

Se queste sono le premesse allora perchè è così difficile fare rete?

La risposta è la poca propensione ad investire e a confrontarsi con qualcosa di nuovo. Anche gli atteggiamenti opportunistici e egoistici non consentono di creare quella struttura che di certo tanto male non fa. Fare rete vuol dire anche mettere in discussione le proprie certezze… e, diciamoli, molti hanno paura di ciò.

Eppure l’idea di fare sistema, condividere, accrescere la propria presenza sul mercato non è una necessità solo attuale. Già in passato ci sono stati metodi per accrescere la propria presenza sul mercato, a volte snaturando anche la forma societaria di ogni singola azienda. Ora, per fortuna, ci sono forme più snelle che non intaccano l’entità giuridica delle singole imprese che vogliono fare aggregazione e condivisione.

Con la terza rivoluzione industriale e la globalizzazione è cambiata, purtroppo non per tutti, la mentalità aziendale. Questi eventi storici sono stati dei veri e propri start – punti di partenza – per rivedere nel profondo il modo di presentarsi nel mercato nazionale e anche internazionale.

Qualcuno, finalmente anche se pochi per ora, ha capito che è difficile far sentire la propria voce quando si è soli…

Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo.

Henry Ford

In questo cambiamento internet ha avuto e continua ad avere un ruolo importante. La “grande rete” è diventata uno strumento, se ben usato, essenziale che facilita l’attivazione di collaborazioni strategiche e lo sviluppo di filiere competitive. Processi ed individuazioni essenziali per poter affrontare le nuove sfide del mercato, senza perdere flessibilità, rapidità e creatività.

Facciamo rete? Si, ma seriamente

Da quanto scritto fare rete tra aziende/professionisti ha i suoi vantaggi, ma è importante prendere coscienza del fatto che la risposta al mettersi in gioco insieme non può essere considerata una scelta temporanea o di attesa. Fare rete vuol dire saper affrontare e risolvere i problemi che possono venire anche dall’altra parte. Bisogna saper fare squadra “nel bene e nel male”, cercando di superare le difficoltà.

Se poi la fase di crisi dovesse durare, non avendo snaturato la propria identità aziendale come detto prima, è sempre possibile tornare alla situazione precedente.

In conclusione

La figura dell’imprenditore solitario che con la sua impresa si presenta sul mercato, rischia di limitare le potenzialità della sua stessa azione e la buona riuscita del suo progetto.
Nel mondo odierno, perché un progetto funzioni, serve una combinazione di più conoscenze, esperienze, tecnologie, stili di comunicazione… un saper e volersi confrontare con elementi esterni al nostro team ma sempre nella nostra squadra.

Avere delle partnership richiede proprio questo contributo da parte di ciascun elemento e non ci si deve fermare davanti alle criticità che questo a volte comporta.
Il gruppo coinvolto può attraversare dei momenti di conflittualità, caratterizzati da tensioni, ostilità o resistenze al cambiamento, tuttavia anche questi momenti sono necessari per accrescere la coesione e la strutturazione del gruppo stesso in termini di appartenenza e “commitment” – impegno – per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Fare rete non è facile, ma possibile se lo si vuole veramente. E tu cosa ne pensi?