Metaverso - visore

Il Metaverso, alla scoperta di un nuovo mondo

È da un po’ di mesi che si sente parlare di metaverso. Un qualcosa che, a detta di molti, è destinato ad avere un impatto importante sulla vita di tutti noi. Ma cosa è il metaverso? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e spiegarlo in modo semplice.

Metaverso: un nuovo mondo… virtuale

Semplicemente, possiamo dire che altro non è che l’internet del futuro. È, o meglio dovrebbe essere, un altro modo di vivere il web. Un nuovo mondo di esperienze digitali costruite su un numero di tecnologie uniche che assottigliano ancor di più la distanza tra il mondo virtuale e la realtà.

Un ambiente in cui si può entrare attraverso la realtà virtuale, un insieme di elementi che possono prendere vita con la realtà aumentata. Un mondo nuovo di opportunità ma anche di rischi sconosciuti che non vanno minimamente sottovalutati.

Come entrare nel metaverso

Il metaverso non è ancora pienamente fruibile. È in continua fase evolutiva ma siamo già a conoscenza delle tecnologie che ci permetteranno di entrare in questa nuova era. Vediamo quali sono.

Intelligenza artificiale – AI Artificial Intelligence

L’intelligenza artificiale è alla base dell’implementazione del metaverso. Grazie all’AI, all’autoapprendimento e non solo, le macchine riusciranno a migliorare le abilità necessarie per il buon e corretto collegamento tra mondo fisico e digitale.

Blockchain

La sicurezza è uno dei punti più importanti. Per questo la rete sarà estremamente sicura grazie alla blockchain. Ovvero un insieme di tecnologie, in cui il registro è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso è distribuito su tutti i nodi della rete.

Tutti i nodi possono partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro.

Così facendo gli utenti avranno molto più controllo sulle loro transizioni e tracciabilità dei beni aumentando anche la propria privacy sulla rete.

Realtà aumentata

Se il virtuale si avvicina al reale abbiamo bisogno di dispositivi che consentano di vivere le esperienze come se fossero reali. Il metaverso sarà infatti un ambiente dove a contare sarà la resa esperienziale di competenza della augmented reality (realtà aumentata).

Occhiali, visori e caschi (oggi già disponibili per entrare in questo mondo) sono solo l’inizio, nei prossimi anni vedremo grossi cambiamenti anche nel modo in cui interagiamo con mappe e negozi online.

Cosa è possibile fare nel metaverso

In teoria le possibilità del metaverso sono infinite. Mark Zuckerberg, CEO di Meta (ex Facebook), ha affermato che l’azienda sta già sviluppando uffici virtuali dove le persone collegate da tutto il mondo potranno riunirsi come se fossero in presenza.

Oltre alle opportunità collegate al mondo del lavoro, pare che nel metaverso sarà possibile effettuare anche attività ricreative. Sarà infatti possibile assistere a concerti, viaggiare e, ovviamente, fare shopping in negozi veri e propri.

Sarà, quindi, una estensione della realtà, lo strumento che ci metterà in contatto con il resto del mondo, abbattendo barriere geografiche e temporali.

Se usato correttamente, potrebbe essere l’inizio di un’era migliore, dove le esperienze vengono costruite dalle persone per le persone, in un ambiente accessibile a tutti.

Non è tutto oro quello che luccica: vanno comunque considerati i potenziali rischi di una vita virtuale online. Tra truffe e crimini digitali, sono in molti a credere che non sarà così facile navigare in questo nuovo mondo.

Ulteriori livelli di sicurezza e identificazione digitale saranno sicuramente necessari, ma consentiranno di avere libertà o metteranno dei paletti anche lì?

In definitiva, questo nuovo mondo sarà una porta su un futuro diverso. Starà a noi decidere come usarlo e contribuire affinché sia un’opportunità e non un problema.

Spam

Lo SPAM, in quanti conoscono la sua storia?

Quotidianamente riceviamo nelle nostre caselle di posta elettronica innumerevoli mail denominate SPAM. Anche se ormai è un termine di uso comune in quanti conoscono la sua storia e perchè viene chiamato cosi? Scopriamolo insieme.

Che cos’è lo spam

Con il termine “spam” si fa riferimento alla posta elettronica indesiderata, denominata junk mail – posta spazzatura, che si riceve senza alcun consenso.

La sua storia

Si può pensare che questo termine sia qualche acronimo informatico, ma in realtà cosi non è. Spam, infatti, è il marchio di un prodotto alimentare, carne macinata in scatola, realizzata da una azienda americana, la Hormel Food Corporation.

Il nome è dato dalla contrazione di Spiced Ham – prosciutto speziato, anche se più che altro sembra che sia un macinato insapore.

Durante il secondo conflitto mondiale lo Spam grazie al basso costo e alla lunga conservazione (all’epoca del suo lancio sul mercato era l’unico prodotto a base di carne in scatola che non aveva bisogno di refrigerazione), diventa uno degli alimenti più diffusi tra le truppe finendo per essere apprezzato dalle classi popolari anche dopo la fine del conflitto.

Ma perchè viene associato ai messaggi indesiderati?

Tutto nasce da uno sketch comico del Monty Python’s Flying Circus del lontano 15 dicembre 1970. In questo video, in un locale pieno di vichinghi, una cameriera legge a due clienti il menù delle pietanze. Menù in cui tutti i piatti contengono spam (“uova con spam”, “salsicce con spam”, “pancetta con spam”, etc). Alla cliente, presente in sala, non piace lo spam cosa che non interessa a nessuno dei presenti nel locale.

Vani i tentativi di ordinare qualcosa che non contenga spam, la cui bontà è peraltro esaltata da una canzoncina intonata dal gruppetto dei vichinghi. Ed è proprio l’ossessività della ripetizione a rappresentare il passaggio successivo, quello che conduce alla posta molesta di oggi.

Negli anni ’90, in quei network che sarebbero poi diventati chat e forum, alcuni informatici appassionati di Monty Pyton introdussero il termine di spam per identificare i messaggi copia-incolla, le catene, i messaggi indesiderati e più in generale quel complesso di comunicazioni ripetute, fastidiose e capaci di intasare il flusso normale di messaggistica.

Diciamolo, un collegamento un po’ fantasioso per un qualcosa di “informatico”.

Per chi è curioso di vedere il video è possibile visionarlo in forma originale visitando il seguente link:
https://www.dailymotion.com/video/x2hwqlw

Server Farm - Hosting e dominio

Differenze tra Dominio e Hosting

Quando si pensa alla progettazione di un nuovo portale web ci sono due elementi fondamentali che non vanno trascurati. Questi elementi sono: registrazione di un domino e sottoscrizione di un piano hosting.

Ma quali sono le differenze tra dominio e hosting? Prima di entrare nel merito vediamo un po’ in generale cosa offre il mercato.

Alcune società specializzate nel fornire questi servizi offrono etrambi all’interno di un unico pacchetto. Se da una parte è una soluzione semplice e “poco problematica”, dall’altra può generare un po’ di confusione portando a credere che si tratti della stessa cosa.

Cos’è un dominio

Il dominio non è altro che il nome del sito internet. La registrazione di un dominio ha come scopo quello avere l’utilizzo esclusivo di quell’indirizzo. In poche parole è l’indirizzo che gli utenti devono digitare per raggiungere. Nel nostro caso il dominio è alphadev.it

Un dominio, il nome del sito internet, può essere composto da lettere e numeri e può inoltre essere registrato per un periodo che va da un minimo di dodici mesi fino ad un massimo di dieci anni.

È doveroso fare una precisazione che può aiutare ad evitare eventuali problemi. Anche se nella maggior parte dei casi un dominio viene associato ad un sito web, la sua registrazione non è in alcun modo legata alla realizzazione di un sito.
Infatti, in attesa di spiegare cos’è un hosting, si può decidere di registrare solo il dominio senza necessariamente realizzare un sito web e quindi senza avere il servizio di hosting.

Cosa succede se il dominio è già registrato?

Può capitare che il nome scelto per il dominio non sia libero per la registrazione. In questo caso, se qualcuno ha già registrato il nome che si voleva è sempre possibile, se libere, utilizzare quel nome a dominio con un estensione differente. Es. nomesito.it, nomesito.com, nomesito.org, nomesito.net ecc dove con “nomesito” indichiamo il nome che si era scelto di registrare.

Come mantenere un dominio attivo

Mantenere un dominio attivo è molto semplice, basta semplicemente pagare una quota annuale che è stata indicata in fase di registrazione del dominio. Se si smette di pagare tale quota e si lascia scadere il dominio quel nome tornerà libero per la registrazione e potrà essere acquistato da altri.

Che cos’è un hosting

Con il termine hosting si indica il servizio di noleggio di uno spazio web all’interno di un server messo a disposizione da un hosting provider.

In poche parole, l’hosting è lo spazio su cui viene costruito il sito web ed è un servizio fondamentale per consentire a tutte le pagine e a tutti i contenuti di un sito web di essere raggiungibili online.

La tipologia dello spazio hosting varia a seconda delle esigenze e al tipo di progetto che si vuole realizzare. Esistono infatti diverse tipologie di hosting che si differenziano a seconda del tipo di servizio offerto (hosting condiviso, VPS, server dedicati), del sistema operativo utilizzato (hosting linux o hosting windows) e ovviamente del prezzo.

Decidere che tipo di spazio acquistare non è sempre facile. Dopo aver valutato se prendere un hosting Linux o un hosting Windows è necessario per in considerazione altri elementi in base al tipo di progetto.
Vediamone alcuni:

  • quantità di spazio web a disposizione
  • tipologia e numero di database
  • linguaggi di programmazione supportati
  • tipologia di certificato SSL messo a disposizione
  • numero di caselle e-mail messe a disposizione
  • backup disponibile (giornaliero, settimanale, incrementale etc)

Differenze tra dominio e hosting

A questo punto la differenza fra hosting e dominio dovrebbe essere chiara: il dominio è il nome di un sito web, mentre l’hosting è lo spazio su cui archiviare tutti i file di un sito per renderlo sempre raggiungibile dagli utenti.

Per intenderci si potrebbe dire che il dominio è l’indirizzo fisico di casa mentre l’hosting è la casa vera e propria.

Come lavorano insieme hosting e dominio?

Sia il dominio che l’hosting sono necessari per realizzare un sito web e spesso vengono venduti insieme ma è possibile acquistarli in maniera indipendente.

Nel caso in cui si prende un piano hosting che include un nome a dominio, per collegare i due elementi, basta attendere l’attivazione completa del servizio.

Altrimenti se i due servizi vengono presi separatamente è necessario collegare il dominio all’hosting solo se il dominio include la gestione DNS, funzionalità che consente di far puntare i record DNS del dominio a quelli dei server dove è hostato il sito web.

In conclusione

Per concludere, dopo aver spiegato senza entrare nei dettagli tecnici quali sono le differenze tra dominio e hosting si consiglia di non avere fretta nel prendere un dominio attratti, magari, da un prezzo che può risultare molto vantaggioso.

Tutto deve essere scelto in base alle caratteristiche del progetto che si vuole realizzare. In caso di dubbi è sempre bene farsi consigliare da un professionista del settore. La giusta scelta del dominio e dell’hosting è alla base di una strategia di successo sul web.

Lorem ipsum - libro

Lorem ipsum, perchè lo si usa

Quando presentiamo le bozze grafiche dei nostri lavori capita di utilizzare, per diversi motivi, il testo segnaposto conosciuto come “lorem ipsum”. Ma che cos’è e cosa vuol dire?

Come già detto con il termine lorem ipsum si indica un testo segnaposto utilizzato da grafici, designer, programmatori e tipografi a modo riempitivo per bozzetti e prove grafiche. Questo testo stravagante non vuol dire assolutamente nulla anche se è tratto da uno scritto di Cicerone di oltre 2000 anni fa.

Le origini di Lorem ipsum

Questo testo, composto da parole fra loro slegate, deve la sua esistenza a Marco Tullio Cicerone e ad alcuni passi del suo De finibus bonorum et malorum (Il sommo bene e il sommo male) scritto nel 45 a.C, un classico della letteratura latina risalente a più di 2000 anni fa.

La scoperta fu fatta da Richard McClintock, professore di latino al Hampden-Sydney College in Virginia, che di fronte al ricorrere impetuoso dell’oscura parola consectetur nel testo Lorem ipsum ne ricercò le origini fino a individuarle nelle sezioni 1.10.32 e 1.10.33 della succitata opera filosofica ciceroniana.

Le parole pescate da uno dei dialoghi contenuti nel De finibus sono dunque i tasselli del testo insensato più famoso del mondo.

Una scoperta che ha conferito maggiore importanza al Lorem ipsum che resta sulla cresta dell’onda sin dal 500, ovvero da quando, secondo il professor Richard McClintock, il suo utilizzo si diffuse fra i tipografi dell’epoca.

Di certo sappiamo che a renderlo noto ai più fu una pubblicità degli anni Sessanta, quella dei fogli di caratteri trasferibili Letraset: fogli adesivi trasparenti su cui era impresso il testo Lorem ipsum facilmente trasferibile sui prodotti editoriali prima dell’avvento del computer.

Perchè si usa Lorem ipsum

Il testo, seppur vanti origini così illustri, resta privo di senso perché composto da spezzoni combinati arbitrariamente fra loro. Ciò nonostante ha una tale capacità di distribuirsi perfettamente all’interno di un layout grafico stampato o digitale, da consentire di non farsi distrarre dalle parole e di concentrarsi sull’aspetto grafico.

Infatti, la sua insensatezza permette all’occhio di concentrarsi solo sul layout grafico valutando oggettivamente le scelte stilistiche di un progetto, per questo lo si trova installato su molti programmi di grafica su molte piattaforme software di personal publishing e content management system.

Per questo motivo il suo utilizzo è ampiamente diffuso nel campo dell’editoria, del giornalismo digitale e stampato, nello sviluppo di siti internet e nell’ambito della comunicazione in generale.

Un altro aspetto interessante di questo testo segnaposto è che la sua notorietà ha stimolato la fantasia di numerose persone, addetti della comunicazione e di nerd, che hanno sviluppato testi alternativi, ugualmente adatti alla funzione dell’originale, dando vita a una serie di sequenze no sense – senza senso – davvero creative.

Le alternative “moderne”

Se siete fan del mitico Lino Banfi, ad esempio, potete usare il Lino Ipsum Generator, costola del più famoso Lorem Ipzum, che permette di creare il proprio testo segnaposto combinando le frasi più celebri del grande attore barese. Entrambi questi generatori garantiscono testi originalissimi di cui si possono definire contenuto, lunghezza e altri aspetti attraverso l’inserimento di elementi HTML.

Conclusioni

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Avete capito, no?

La storia della chiocciola - Macchina da scrivere Lambert 1902

La storia della chiocciola (@). La conoscevi già?

Navigando su internet ci siamo imbattuti in questa foto di una macchina per scrivere a battitura radiale. L’occhio stranamente si è soffermato, oltre che sul design molto originale, su di un tasto in particolare. Nulla di strano se non fosse che in foto c’è una macchina da scrivere Lambert del 1902.

Su di un tasto in basso a sinistra della tastiera compare un simbolo, un segno che conosciamo molto bene: una chiocciola @. La stessa chiocciola che utilizziamo quotidianamente per inviare email.

Ma cosa ci fa un carattere informatico su un oggetto tipografico così “antico”?

Siamo andati a fare un po’ ricerche andando un po’ a ritroso nel tempo per conoscere al meglio la storia della chiocciola.

Già nel medioevo gli amanuensi utilizzavano il simbolo @ al posto della preposizione di luogo latina “ad”. Successivamente fu impiegato lo stesso simbolo nei mercati fiorentini del ‘500 ad indicare l’anfora, un’antica unità di misura. In campo commerciale, veniva utilizzato un simbolo formato da una a e uno svolazzo per misurare il costo e il valore di un determinato oggetto in termini di liquidi e pesi.

L’icona, a sua volta, derivava dalla prima lettera della parola “amphora” (anfora in italiano), che era un’unità di misura utilizzata in epoca prima greca e poi romana.

Con la stesura dei primi testi commerciali e l’industrializzazione, il simbolo venne inserito nei primi macchinari di scrittura veloce col significato di “at price of” (al prezzo di), abbreviato in “at”.

Più recentemente la storia della chiocciola ci porta negli anni ’70. Anni in cui l’ingegnere informatico americano Ray Tomlinson, anche noto come uno dei padri di internet, introdusse la chiocciola nel mondo dei computer.

Fu proprio lui, infatti, ad inventare un sistema di posta elettronica da utilizzare su Arpanet, l’antenato del web. Trovò il simbolo della chiocciola sulla tastiera e pensò di inserirlo tra il nome del destinatario e il percorso per arrivare al server ospite, avvalendosi proprio del significato originario della chiocciola, ovvero letteralmente “presso”.

Per farla breve: se oggi riuscite ad inviare un messaggio dall’altro capo del mondo in pochi secondi, è grazie ad una semplice anfora!